Rubén Márquez: “Questi versi giungono diretti alla tua bocca”

 

 

Poesia tradotta da Grazia Mariani (Università degli Studi di Macerata) e letta da Francesca Di Presa

 

4.

 

Questi versi giungono diretti alla tua bocca.

Non cercano lo sguardo né il profilo di quella.

 

Mordono i tuoi fianchi.

Si conficcano nella tua carne.

Sbocciano dal tuo ventre.

 

 

 

4.

 

Estos versos van directo a tu boca.

No buscan la mirada ni el perfil de aquella.

 

Muerden tus caderas.

Se clavan en tu carne.

Florecen por tu vientre.

 

Fotografía: Ómnibus, Revista intercultural del mundo hispanohablante n. 51

Rubén Márquez: “Ti vesti per l’amore”

 

 

Poesia tradotta da Grazia Mariani (Università degli Studi di Macerata) e letta da Francesca Di Presa

 

2.

 

Ti vesti per l’amore quando ti chiamo

profumi con la mia bocca il tuo desiderio

lecchi l’aria che ti accarezza.

 

Sento in modo diverso il tuo vestito

la nudità tra i miei denti

ferita che brucia se sboccia.

 

Ti vesto delle mia labbra

e già non sei quella che sei

In questo istante di umidità

che ti rende piena.

 

 

 

2.

 

Vistes para el amor cuando te llamo

perfumas con mi boca tu deseo

lames el aire que te brota.

 

Siento de otro modo tu vestido

la desnudez entre mis dientes

herida que arde si florece.

 

Te visto de mis labios

y ya no eres la que eres

en este instante de humedad

que te hace plena.

 

Fotografía: Ómnibus, Revista intercultural del mundo hispanohablante n. 51

Rubén Márquez: “Quando partirò dalla tua isola”

 

 

Poesia tradotta da Grazia Mariani (Università degli Studi di Macerata) e letta da Francesca di Presa

 

1.

 

Quando partirò dalla tua isola

per cercare altri mari e altri pomeriggi

che la memoria del mio nome

già lontana dai tuoi occhi

sia eterna tra le tue labbra.

 

Con la distanza che mi farà strada

qualcosa di me rimarrà con te

la fiamma in fin di vita

brucerà più viva per l’attesa.

 

 

 

1.

 

Cuando parta de tu isla

para buscar otros mares y otras tardes

que la memoria de mi nombre

ya lejos de tus ojos

sea eterna entre tus labios.

 

Con la distancia que abrirá mi paso

algo de mí se quedará contigo

la llama que por muerta

arderá más viva por la espera

 

Fotografía: Ómnibus, Revista intercultural del mundo hispanohablante n. 51

Gustavo Osorio: “XV”

 

 

Poesia tradotta da Alice Carsetti (Università degli Studi di Macerata) e letta da Francesca di Presa

 

xv

 

Solo

Lontano dal frastuono

Del colpo secco della morte

Forse alcuni diranno lontano

Ma no

Al di là

Del sussurro dell’invidia

Del rumore delle labbra e della lingua in scabbia

Distante da ciò che tra le labbra avete a volte sospirato

(E suonava simile al perdono)

Josefina

Io resto.

 

 

 

xv

 

Sólo

Lejos del estruendo

Del golpe seco de la muerte

Acaso algunos digan lejano

Pero no

Más allá

Del susurro de la envidia

Del rumor de lepra y la lengua en sarna

Distante de aquello que entre labios suspiraste alguna vez

(Y sonaba semejante al perdón)

Josefina

Me quedo.

 

Fotografía: Revista Electrónica de Literatura Altazor

Gustavo Osorio: “II”

 

 

Poesia tradotta da Alice Carsetti (Università degli Studi di Macerata) e letta de Francesca Di Presa

 

II

 

Ma Ulisse tornò

E Penelope paziente tesseva in sua assenza

E nel vederlo tendere l’arco

Le restituì ciò che mai aveva perduto

E gioiva del regno riconquistato

E i campi di Itaca si ricoprirono di fiori

E la storia del suo viaggio attraversò il tempo e lo spazio.

 

Ma quella è la storia di un cieco.

 

E al mio ritorno

Josefina hai paziente tramato la tua vendetta

Che si tende intorno al mio collo

E la mia sconfitta hai seminato nei campi

Per ornare

La tomba del mio oblio.

 

 

 

II

 

Pero Ulises volvió

Y Penélope paciente tejió en su ausencia

Y al verlo tensar el arco

Le devolvió aquello que nunca había perdido

Y gozó su reino recuperado

Y los campos de Ítaca se cubrieron de flores

Y la historia de su viaje atravesó el tiempo y el espacio.

 

Pero aquella es la historia de un ciego.

 

Y a mi vuelta

Josefina has paciente entramado tu venganza

Que se tensa alrededor de mi cuello

Y mi derrota has sembrado en los campos

Para adornar

La tumba de mi olvido.

 

Fotografía: Revista Electrónica de Literatura Altazor

Gustavo Osorio: “Ritorna colui…”

 

 

Poesia tradotta da Alice Carsetti (Università degli Studi di Macerata) e letta da Francesca di Presa

2.

 

Ritorna colui che promise una conquista immensa

La sua truppa dimezzata lo segue

Ma è tornato solo

 

Il suo cavallo viaggia leggero, il carico è leggero.

Colui che ritorna senza gloria

Nulla vale al mondo

 

E colei che egli desiderava che lo aspettasse,

più crudele del mondo intero,

ha negato lo sguardo.

 

Mormora:

“La tua morte è stata la miglior notizia.

Neppure ti riconosco”.

 

 

 

2.

 

Vuelve aquel que prometió una conquista inmensa.

Su tropa mermada lo sigue

Pero ha vuelto solo

 

Su caballo viaja veloz pues su carga es ligera.

El que vuelve sin gloria

Nada vale para el mundo

 

Y aquella que él deseaba lo esperase,

Más cruel que el mundo entero,

Le ha negado la mirada.

 

Murmura:

“Tu muerte habría sido mejor noticia.

Ni siquiera te reconozco.”

 

Fotografía: Revista Electrónica de Literatura Altazor

Juan Ignacio González: “Istruzioni per una lunga assenza”

 

 

 

 

Poesia tradotta e letta da Erzana Hallidri (Università degli Studi di Trento)

 

Istruzioni per una lunga assenza

 

Quando navi da Anzio vedrai partire,

porta colombe in sacrificio ai templi di Marte.

 

Cento incontri nostri le battaglie dureranno

e il corpo, affaticato, non avrà riposo

se non nella tua folle pelle acerba.

 

Ma se gloriosamente soccombo e la notizia

della morte ricevi,

sgozza il messaggero che l’avviso ha portato,

lui ha visto la tua alcova,

                                                vagherebbe

dall’alba febbrilmente per le strade.

 

 

 

Poema leído por el autor

 

Instrucciones para una larga ausencia

 

Cuando las naves en Anzio veas partir,

sacrifica palomas en los templos de Marte.

 

Cien veces nuestro encuentro durarán las batallas

y el cuerpo, fatigado, no hallará su reposo

sino en tu joven piel de enamorado.

 

Mas si gloriosamente sucumbo y las noticias

recibes de mi muerte,

degüella al mensajero que te trajo las nuevas,

él conoce tu alcoba,

                                                 rondaría

febrilmente las calles desde el alba.

 

(Los jardines en ruinas, Bajamar, Gijón, 2019)

Lawrence Schimel: “Metonimia”

 

 

Poesia tradotta e letta da Sara Lanzini (Università degli Studi di Trento)

Metonimia

 

 

Non ricordo più le parole giuste,

pur sapendo da che libro vengono.

Frugo per tutta la casa ma

non riesco a trovarle. E di colpo ricordo

che quando le nostre vite si sono divise,

i nostri libri, ho lasciato che li portassi via tu. Non c’è

nessun vuoto nella libreria,

altri libri hanno occupato il loro posto.

Altri uomini hanno occupato il tuo posto

nel mio letto. Eppure, l’assenza di quel libro

che abbiamo condiviso un tempo, che abbiamo

letto io e te quell’estate in cui ci siamo conosciuti,

apre di nuovo un vuoto dentro di me

ancora oggi, dopo tanti anni.

 

(Desayuno en la cama, Egales, Barcelona 2008)

 

 

 

Metonimia 

 

 

Ya no me acuerdo de la cita exacta,

aunque sé de qué libro viene.

 

Rebusco por toda la casa pero

no lo encuentro. Y de repente me acuerdo

 

de que cuando dividimos nuestras vidas,

nuestros libros, dejé que te lo llevases. No hay

 

ningún hueco en la estantería,

otros libros han ocupado su lugar.

 

Otros hombres han ocupado tu lugar

en mi cama. Pero la ausencia de ese libro

 

que compartíamos alguna vez, que leímos

los dos ese verano que nos conocimos,

 

abre de nuevo un vacío dentro de mí,

incluso ahora que han pasado los años.

 

Poema leído por el autor

 

 

Rafael-José Díaz: “Non è il vento che parla”

 

 

 

Poesia tradotta da Maddalena Frigerio (Università degli Studi di Trento) e letta da Francesca De Presa

 

Non è il vento che parla

 

E dopo esser morto svuotarono

la casa in cui vissi. Dove

steso, si contorceva, il mio corpo,

e subito, cadavere, ripugnante

materia che nessun’uomo in vita

seppe mai amare.

 

Si accumulano ora i secchi per pulire

il suolo dove caddi,

il grasso accumulato

degli anni inutili, il vomito,

le feci, lo sperma che su pelle

alcuna si versò, e il marciume

che già ero dal ventre di mia madre.

 

Si affacciano i parenti

con i loro sguardi acidi

a finestre che sempre

ho tenuto chiuse.

Nulla valgono i mobili, però

li han già ritirati per usarli

nelle loro vecchie topaie.

Durò poco il loro pianto, poco

duran le lacrime forzate.

 

Non resistetti. Lottai

con il volume del mio corpo,

smettevo di mangiare per dei giorni.

Lottai contro i tratti

deformi che ereditai dalla mia deforme

famiglia. Compensai con passione,

con sorrisi difficili, illusi,

con forza, con vita,

la morte, l’indifferenza

che sempre mi circondarono.

Stavo quasi per compiere trent’anni.

 

Solo rimane, ma non saprei dove,

l’amore dato a qualcuno che non poté amarmi.

 

(Un sudario, Valencia, Pre-Textos 2015)

 

 

No es el viento quien habla

 

Y después de morir desmantelaron

la casa en que vivía. Donde estuvo

tendido, retorciéndose, mi cuerpo,

y enseguida cadáver, asquerosa

materia a la que nadie, en vida,

pudo nunca amar,

 

se acumulan ahora los cubos con que limpian

el suelo en que caí,

la grasa acumulada

de los años inútiles, los vómitos,

las heces, el esperma que en piel

alguna se vertió, la podredumbre

que fui ya desde el vientre de mi madre.

 

Se asoman mis parientes,

con sus miradas ácidas,

a ventanas que siempre

mantenía cerradas.

Nada valen los muebles, pero ellos

ya los han retirado para usarlos

en sus sucias covachas.

Duró poco su llanto, porque poco

duran las lágrimas forzadas.

 

No pude resistir. Luché

con el volumen de mi cuerpo,

dejaba de comer durante días.

Luché contra los rasgos

deformes que heredé de mi deforme

familia. Compensé con pasión,

con sonrisas difíciles, ilusas,

con ánimo, con vida,

la muerte, el desamor

que siempre me rondaron.

He estado a punto de cumplir los treinta.

 

Lo único que queda, pero ya no sé dónde,

es el amor que di a quien no pudo amarme.

 

Poema leído por el autor

Foto de Amherrenberge CC BY SA 4.0 (Wikipedia)

Karmelo C. Iribarren: “Ingenuo”

 

 

Poesia tradotta da Benedetta Belfioretti (Università degli Studi di Macerata) e letta da Francesca Di Presa

INGENUO

 

Credevo che, come il mare

una notte d’estate, il tuo sorriso

mi invitava a sommergermi

(unicamente

a me)

nelle tue acque

profonde.

 

Però spuntò la luna

e vidi la spiaggia piena

di esausti nuotatori.

 

 

INGENUO

 

Creí que, como el mar

una noche de verano, tu sonrisa

me invitaba a sumergirme

(únicamente

a mí)

en tus aguas

profundas.

 

Pero salió la luna

y vi la playa llena

de exhaustos nadadores.

 

Leído por Antonio Martínez Arboleda

Foto de Cordwainer CC BY SA 3.0 (Wikipedia)